giovedì 19 giugno 2008

* Per don Luigi Marchetta

Per non dimenticare don Luigi Marchetta:
Profeta e Testimone dell’amore di Gesù
per i piccoli e gli esclusi


Carissimo don Luigi,

ad un mese dal doloroso distacco sento l’intimo bisogno di dare continuità ai nostri preziosi incontri ed ai profondi colloqui che davano forza alla nostra fraternità e ci facevano avanzare nel percorso della testimonianza evangelica.
La nostra è stata,* e continua ad essere, una fraternità vissuta nell’aiuto reciproco e, soprattutto, nell’impegno a dare valore al nostro vivere sforzandoci di essere sempre fedeli al Vangelo.
La nostra fraternità si è rafforzata nel lontano 1974, quando sono stato emarginato dal clero diocesano e isolato da critiche negative per alcune mie prese di posizione in favore degli ultimi e per la laicità dello stato.
Ho trovato in te un fratello e un amico pronto ad accogliermi con gran sensibilità e con grande delicatezza.
Con te ho imparato a vivere la gioia della presenza di Gesù che non emargina, che non condanna, ma che accoglie tutti nel suo immenso amore.
Con te ho vissuto la sofferta e lacerante decisione di lasciare il ministero sacerdotale.
Poi il conoscerci sempre più profondamente e sempre più intimamente: un percorso comune di testimonianza evangelica nell’aiutarci fraternamente nei nostri bisogni, nelle nostre difficoltà e nei nostri dubbi.
Il tuo essere Sacerdote, testimone autentico dell’amore di Gesù, ti ha portato ad essere sempre presente nelle sofferenze, nel dolore, nelle angosce dei tuoi parrocchiani e non solo.
Tutti trovavano in te accoglienza, ascolto, comprensione e condivisione: quante lacrime hai saputo raccogliere nel silenzio della sacrestia!
Appena venivi a conoscenza dei problemi e delle difficoltà dei tuoi parrocchiani eri subito presente nelle loro case per portare conforto, pace e tranquillità.
Sei stato uomo di pace e di serenità.
Le famiglie che vivevano un’esperienza di dolore, per la perdita di un loro caro, vedevano la tua sollecita presenza nelle loro case per consolare e condividere il loro dolore.
Sei stato uomo di consolazione.
La Casa Famiglia “L’Arcobaleno” è stato un tuo sogno che abbiamo realizzato insieme, a fatica ma con amore, per dare alle persone con disagio psichico e in difficoltà una casa dove potessero vivere insieme nella libertà e nella gioia.
Ci sei riuscito pienamente e i parrocchiani hanno risposto prontamente al tuo appello alla solidarietà: si sono subito resi disponibili con un volontariato attivo e con un sostegno pratico ed economico.
Sai, don Luigi, mi ha lasciato molto stupito leggere sulla porta della chiesa parrocchiale, domenica 1 giugno, un comunicato a firma del vicario foraneo, p. Giuseppe e del tuo vice parroco don Fabio dove è scritto “….Similmente si è venuti a conoscenza che in data 24 aprile 2008 la Casa Famiglia “L’Arcobaleno” è stata sciolta legalmente dagli stessi associati”.
Moltissimi tuoi parrocchiani si domandano e anch’io mi domando: che cosa è successo?
Perché è stata sciolta il 24 aprile quando tu eri ancora in vita e io so che non avevi nessuna intenzione di scioglierla, anzi stavamo riflettendo insieme sul futuro dell’esperienza per dare maggiore serenità agli ospiti, tuoi fratelli e tue sorelle nella sofferenza?
Questa vicenda mi fa capire che sei stato testimone di Gesù tra gli esclusi anche nell’incomprensione di molti dei tuoi stessi confratelli.
Poi la predica: tua unica preoccupazione era fare un’omelia che risuonasse dentro il vivere difficile e complicato delle persone.
La preparavi ogni settimana nel gruppo chiamato “del Vangelo” e dopo la approfondivi ogni sabato notte in poltrona nella tua stanzetta senza dormire: io scherzosamente le chiamavo “le notti di don Luigi” per un’omelia profetica.
Sei stato uomo dell’annuncio evangelico per i poveri e per le loro misere condizioni di vita.
Sei stato un profeta che ha annunciato con la vita il messaggio d’amore di Gesù dentro le situazioni difficili e sofferte dell’uomo d’oggi.
Poi la tua malattia è stata come un fulmine a ciel sereno che ha reso più profondo il nostro rapporto e più sofferto i nostri incontri serali: quante lacrime, quanti abbracci e quanti semplici incontri con gli occhi nel silenzio e nell’impotenza del momento!
Abbiamo vissuto insieme un anno terribile.
Ogni volta che venivo a trovarti, ti chiamavo dal corridoio e dalla tua voce, che si faceva sempre più flebile, mi rendevo conto del percorso inesorabile verso la fine.
Intanto aumentava dentro di me l’angoscia per la nostra separazione.
Quante confidenze, quanti segreti svelati!
Durante la malattia hai ricevuto moltissime lettere dalle persone che ti hanno voluto bene e te ne vogliono ancora: le leggevamo insieme la sera mentre tu piangevi per la consapevolezza amara e dolorosa del distacco imminente.
Tu hai voluto scrivere l’ultima lettera, con mano tremante, per le ragazze e per i ragazzi della Prima Comunione: una lettera semplice, preziosa, carica d’amore e con il forte invito ad amare Gesù.
E’ il tuo testamento per i piccoli ai quali hai dato tutto te stesso preparandoli con cura alla Prima Comunione e alla Cresima e invitandoli all’oratorio, alle feste, al gioco.
Intanto il momento del distacco si avvicinava sempre più velocemente.
Le ultime sere c'incontravamo in silenzio e ci guardavamo negli occhi, con dolore, ma con profondo affetto.
Sai, don Luigi, la malattia vissuta nel chiuso della tua stanzetta è diventata per la comunità parrocchiale un profondo magistero d’amore e di sofferenza: un magistero che ha fatto crescere nella fede e nell’amore la tua comunità alla quale hai insegnato a vivere anche la malattia nella serenità.
Sei stato maestro nel dolore vissuto serenamente in unione con Gesù, come nell’orto degli ulivi: stanco, esausto ma pieno d’amore e di dolore per le amiche e gli amici che stavi per abbandonare.
Sei stato uomo delle Beatitudini.
La sera di mercoledì 21 maggio ci siamo salutati, io chiamandoti e sussurrandoti nell’orecchio di volerti bene e tu, con un cenno d’assenso con la testa, hai aperto a fatica gli occhi già velati e mi hai guardato.
Sono andato via triste e angosciato.
Giovedì mattina presto, appreso la notizia della tua morte, sono venuto da te e ti ho visto trasformato: con il volto sereno nell’attesa del nostro incontro definitivo in Gesù il Risorto.
Ora mi manchi molto: mi mancano i nostri incontri, le nostre cene, i nostri colloqui.
Mi manchi, don Luigi, come manchi ai tuoi amati parrocchiani e intanto continuiamo a vivere con una grande nostalgia, ma anche con una profonda, intima certezza: c’incontreremo di nuovo in Gesù il Risorto per non separarci mai più.
Il tuo amico fraterno
Salvatore Gentile

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