lunedì 14 aprile 2008

* VINCE BERLUSCONI

VINCE BERLUSCONI
di Milena Di Mauro
ROMA- Il Popolo delle Libertà stravince le elezioni, insieme a Lega e Mpa. Silvio Berlusconi è "commosso" e abbraccia tutti gli italiani. Leggendo una identica breve dichiarazione in diretta a 'Porta a Porta', a 'Matrix', a Sky Tg24 ringrazia "con tutto il cuore" per "la prova di fiducia". Ci sarà tempo per festeggiare domani, quando la vittoria sarà ufficiale. Per ora il Cavaliere lascia a Gianfranco Fini, con il quale si sente da Milano, il compito di esprimere la gioia per la vittoria al quartier generale del Pdl, allestito all'Eur. Ma intanto ricorda di sentire "una grande responsabilità, perché i mesi e gli anni che l'Italia ha davanti saranno difficili. Richiederanno una prova di governo di straordinaria forza e di capacità riformatrice". "Io opererò con tutto il mio impegno - promette - mettendo a frutto tutta la mia esperienza per i prossimi cinque anni, che devono essere decisivi per l'ammodernamento del Paese. Rifiuti, piana casa, aiuti alle famiglie, Alitalia, grandi opere, senza prendere provvedimenti fiscali: sono alcune delle priorità indicate da Berlusconi, che ammette di aver "gradito" gli auguri di buon lavoro di Walter Veltroni e conferma "una assoluta apertura ad un fruttuoso dialogo con l'opposizione sulle riforme". Fino a ipotizzare di rimettere in piedi una commissione bicamerale sul modello di quella presieduta da D'Alema. Il Cavaliere ha già la mente rivolta alla squadra di governo che, dice "non ci vorrà molto tempo a fare". "Ho già parlato con Gianfranco Fini, ho parlato con Bossi. Ho già tutto in testa. Questa volta sarà tutto più facile - assicura - perché abbiamo bisogno di uomini esperti, che abbiano la conoscenza dei problemi del paese e che possano mettersi immediatamente al lavoro. E le donne saranno almeno quattro". Anche a via della Scrofa si festeggia, dopo un pomeriggio trascorso in una altalena di forti emozioni, fino alla telefonata di "profonda soddisfazione" che Berlusconi e Fini si esprimono a vicenda. Fini arriva quando è già passato l'umor nero dei colonnelli di An per i primi dati degli exit pool, che avevano fatto pensare ad un 'crollo', dopo la scelta di portare la destra nel Pdl. Tanto che La Russa, Gasparri e Bocchino andavano compulsando i risultati delle politiche del 2001 e del 2006, comparando i dati. "Ricordiamoci però che l'ultima volta gli exit pool hanno sbagliato di 7 punti percentuali", invitava alla calma il giovane Bocchino, con scaramantica cravatta blu confezionata per l'occasione da una sartoria napoletana, con tanto di piccolo corno ricamato in rosso. "L'Italia ha scelto il centrodestra - esulta poco dopo con i giornalisti il portavoce del partito Andrea Ronchi - e l'affermazione del centrodestra è per noi motivo di grande soddisfazione, così come la fedeltà dell'elettorato del centrodestra, che ha mostrato di comprendere ed accettare in pieno lo spirito della sfida del Popolo della Libertà". E a rendere ancora più piena la soddisfazione, c'é per Ronchi "il risultato della Destra di Storace che conferma come il popolo di An si sia riconosciuto nella sfida del Pdl". A Storace, insomma, non va che "quella piccola percentuale che da sempre c'é stata alla destra di An". Ma un brivido corre per i risultati non ancora chiari del Senato, tanto che Fini lasciando la sede del partito non si sbilancia e dice cauto "aspettiamo, aspettiamo...", per poi raggiungere nella notte il quartier generale del Popolo della Libertà all'Eur per festeggiare.

VELTRONI AMMETTE SCONFITTA:
OPPOSIZIONE, REGOLE INSIEME
di Cristina Ferrulli
ROMA - La sfida riformista per il governo del Paese è persa, ma Walter Veltroni sente di avere la coscienza a posto: nello scenario terremotato del centrosinistra, il Pd ha fatto "una grande rimonta politica ed elettorale" e ora si trova davanti la grande responsabilità di fare, quasi da sola in Parlamento, un'opposizione che per il leader dei democratici dovrà essere "riformista" rispetto al governo e "di responsabilità nazionale" alla ricerca di una convergenza sulle riforme istituzionali e sulla legge elettorale. Con la moglie e le figlie, Veltroni ha vissuto sin dal primo pomeriggio l'altalena dei dati elettorali, passando dall'ottimismo degli exit poll alla doccia fredda delle proiezioni. Ma al suo fianco, in un continuo via vai tra le stanze del loft, il segretario del Pd ha voluto lo stato maggiore del partito, da Massimo D'Alema a Beppe Fioroni, che sono saliti con lui sul palco al momento del riconoscimento della sconfitta "perché oggi - spiegano uomini a lui vicini - si è anche avuta la prova che il partito è vivo e vegeto e anche unito". Nelle ultime settimane, girando le piazze italiane, il capo dei democratici aveva veramente creduto che lo slogan 'si puo' faré poteva diventare oggi "l'abbiamo fatto". Obiettivo non centrato come subito, arrivando verso le 20 nella sala stampa allestita in un ex mercato del pesce, Veltroni riconosce, concedendo l'onore delle armi al suo sfidante che chiama, per la prima volta, per cognome: "Ho telefonato a Berlusconi per dargli atto della vittoria ed esprimergli l'augurio di buon lavoro". Lo stile non cambia, resta il fair play di sempre anche se l'ex sindaco di Roma si augura che Pdl e Lega "governino nel rispetto dei valori fondamentali" della Repubblica. Al di là della sconfitta, il Pd ed il suo leader sono, infatti, preoccupati che il pieno di voti del Carroccio possa trasformarsi in tensione verso le istituzioni democratiche. "Il risultato è chiaro - è l'analisi di Veltroni - la destra governa ma è anche chiara una verità interna, cioé il riequilibrio dei rapporti di forza tra Pdl e Lega a favore della Lega che cresce". Rapporti di forza e "differenze programmatiche" che spingono il leader del Pd a dire di non sapere quanto "il governo durerà" ma il ruolo dei democratici, sembra di capire dalle prime parole del leader, non sarà un'opposizione mirata alla spallata anche perché i numeri al Senato sono ben diversi da quelli del governo Prodi. "Abbiamo avuto un risultato molto importante - evidenzia Veltroni, ricordando la rimonta di 22 punti da settembre e la crescita di 6-7 punti al Senato rispetto all'Ulivo del 2006 - che ci permette di portare in Parlamento la più grande forza riformista che l'Italia abbia avuto". Una forza "sul 34-35%" che si troverà a fare opposizione in un Parlamento "mutato" proprio per la decisione del Pd di andare da solo. Per la prima volta da 15 anni, il centrosinistra in Italia sarà costituito da un solo partito, più l'alleato Idv, e, se Veltroni resta convinto della sua scelta di rompere con la sinistra, è cosciente del rischio che l'esclusione dal Parlamento possa portare la sinistra radicale ad una deriva movimentista. Uno scenario che ancor più impone al Pd di avere "due stelle polari" nel suo ruolo di minoranza: nessuno sconto al governo "sulla base del nostro programma di innovazione riformista" ma "piena disponibilità ad una convergenza sulle regole del gioco". La sfida, nel bilancio veltroniano, non è persa ma solo rinviata: "Da qui in avanti lavoreremo per creare le condizioni perché l'Italia possa avere una guida riformista al governo". E Veltroni ha tutte le intenzioni di restare a capo della nuova partita che da domani si apre.

SINISTRA FUORI DAL PARLAMENTO;
BERTINOTTI LASCIA GUIDA
di Yasmin Inangiray
ROMA - Chissà se Fausto Bertinotti sarà tornato per un attimo con la mente al 1972, quando il Psiup, il partito in cui militava il presidente della Camera, non raggiunse il quorum e rimase fuori dalle Istituzioni. Oggi, a più di trent'anni di distanza, la storia si ripete. Il verdetto delle elezioni non ammette appelli: la Sinistra arcobaleno resterà ferma un giro. Fuori dal Parlamento e orfana del suo leader. Come annunciato ad inzio della campagna elettorale, infatti, Fausto Bertinotti lascia ufficialmente la guida della cosidetta 'Cosa rossa'. Il viaggio della Sinistra arcobaleno e del suo leader fa capolinea all'Hard rock café di via Veneto. Sullo sfondo chitarre e cimeli di artisti famosi, mentre a dominare tutta la sala e l'atmosfera c'é il titolo di una celebre canzone dei Doors scritta a caratteri cubitali: 'break on through to the other side' (fuggi da un'altra parte). L'obiettivo degli Arcobaleno non era la vittoria ma la riduzione del danno. Il vertice della Sinistra sapeva di dover fare i conti con l'astensionismo e la delusione del popolo arcobaleno dopo l'esperienza di governo, il quadro era negativo ma nessuno pensava ad un risultato ko. Il primo a riconoscere la pesante sconfitta è lo stesso presidente della Camera. Per tutto il giorno il leader della Sinistra se ne sta chiuso negli uffici, e verso sera, quando ormai i dati sono abbastanza vicini alla realtà, arriva davanti alle telecamere. Ad aspettarlo una piccola pattuglia di militanti che lo applaude e gli grida 'bravo Fausto'. Subito il leader della 'Cosa rossa' si avvicina e li ringrazia. Parole affettuose anche a tutti coloro che hanno condiviso il progetto di una nuova sinistra, un progetto che nella mente dell'ex segretario di Rifondazione è tutt'altro che sepolto. "La sconfitta è netta e di proporzioni impreviste" dice senza giri di parole. La Sinistra deve fare 'mea culpa' e, parallelamente, aprire una riflessione sugli sbagli commessi: "Abbiamo fatto un errore di previsione e questa è la prima cosa da indagare", osserva Bertinotti. Lo shock è enorme ma è lo stesso presidente della Camera a spronare i suoi ad andare avanti "nel viaggio intrapreso". Il presidente della Camera detta i tempi: " Da domani deve aprirsi una fase costituente della sinistra - è il ragionamento - io penso che serva un processo di rinnovamento della sinistra e quindi la costruzione di una nuova". Il futuro però è quanto mai incerto. L'assenza del Pdci di Oliviero Diliberto, ad esempio, non è passata inosservata. I Comunisti italiani hanno deciso di aspettare i risultati nella sede del partito, e per il segretario Diliberto una delle 'colpe' del risultato è da attribuire all'assenza della falce e martello dal simbolo. A chiedere una resa dei conti sono anche i Verdi di Pecoraro Scanio. Per Angelo Bonelli il risultato deludente è frutto della "mancata capacità di saper comunicare una proposta politica innovativa e moderna e non ancorata al passato". In linea con il progetto di Bertinotti è invece Sinistra Democratica così come la maggioranza di Rifondazione Comunista. Il vertice del Prc però dovrà fare i conti con il dibattito interno al partito. L'assise del Prc è prevista per novembre ma, visto il risultato delle elezioni, il coordinatore di essere comunisti Claudio Grassi invita la direzione di Rifondazione "ad assumersi le sue responsabilità" chiedendo la convocazione del congresso.

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