venerdì 22 febbraio 2008

* Perquisizioni cronisti

FEDERAZIONE NAZIONALE
DELLA STAMPA ITALIANA
Unione Nazionale Cronisti Italiani

L’ incontro a Venezia con i Procuratori Fortuna e Borraccetti
non è stata una gita
PERQUISIZIONI NEL NORD - EST:
LA MISURA E’ COLMA


Ad ogni nuova iniziativa i cronisti risponderanno colpo su colpo

Le prossime perquisizioni ai cronisti non rimarranno senza risposta: esposti al Consiglio Superiore della Magistratura, ricorsi alla Corte dei diritti di Strasburgo. E’ quello che ho annunciato al Procuratore generale del Veneto, Ennio Fortuna, prima e al Procuratore Capo di Venezia Vittorio Borraccetti poi, negli incontri di ieri promossi dall’Unione Cronisti per dare un segnale forte dopo che in pochi mesi sei colleghi sono stati sottoposti a perquisizioni domiciliari e sui luoghi di lavoro.
Incontri importanti certo, sia perché sono avvenuti, sia per quello che è stato detto - Fortuna ha promesso che riporterà serenità tra magistratura del distretto e cronisti, Borraccetti che le cose dette “non rimarranno senza esito” - ma che, soprattutto il secondo, rischiavano di prendere la piega del classico “volemose bene: va bene, va bene’’ e pacca sulla spalla. Ho chiarito che io, Siddi e Del Boca non eravamo a Venezia per una gita, ma perché c’è un forte allarme, un ricorso abnorme allo strumento della perquisizione che ha un chiaro effetto di intimidazione, verso il collega, ma anche per tutti gli altri cronisti. E che tutte le sentenze della Corte di Strasburgo, e anche pronunciamenti dei Tribunali italiani concordano a negare la liceità di incriminare i giornalisti per cercare i colpevoli di altri reati.
Perché è evidente che, se come ha detto Borraccetti, un’indagine rivelata anzi tempo e per questo in parte fallita, crea frustrazione e altrettanta ne crea l’esistenza di “traditori”: non ci devono andare di mezzo i giornalisti. Una personalità equilibrata deve saper amministrare la frustrazione senza cadere nella rappresaglia e i “traditori” li si cercano con perquisizioni e intercettazioni negli uffici giudiziari, non nelle redazioni.
E a rendere evidenti i traumi subiti dai colleghi sono venute, nell’assemblea successiva, le testimonianze di Enzo Bordin, 9 carabinieri all’alba in casa con la prima domanda: ma quella donna è la sua compagna legale? e Orazio Carruba che oltre ad essere stato perquisito è finito anche in carcere.
Guido Columba

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