mercoledì 28 maggio 2008

* Il "Foglio" di giugno

Il “Foglio” di giugno


Sul “Foglio volante - La Flugfolio” di giugno 2008, firme di Aicia, Loretta Bonucci, Enzo Bonventre, Enrico Marco Cipollini, Mariano Coreno, Alda Fortini, Amerigo Iannacone, Antonia Izzi Rufo, Pietro La Genga, Carlo Minnaja, Teresinka Pereira, Nicola Rampin, Fryda Rota, Patrick Sammut, Irene Vallone. Chi volesse ricevere copia saggio del mensile, lo può chiedere a uno degli indirizzi: edizionieva@libero.it, edizionieva@edizionieva.com, opp. per telefono o fax al n. 0865.90.99.50.
Riportiamo qui di seguito il pezzo di apertura e una poesia.
L’esperanto e la forza della speranza
Gli ultimi decenni dell’Ottocento furono caratterizzati in tutto il mondo da un certo ottimismo per quanto riguardava la tolleranza e il rispetto universale. Un ottimismo che fu annullato da eventi tragici all’inizio del Novecento, a partire dalla prima guerra mondiale e, successivamente, da altri tragici e terribili eventi (guerre, rivoluzioni, genocidi) che hanno caratterizzato il secolo più contraddittorio della storia.
Anche nel fine Novecento, con la caduta del muro di Berlino e tutto quel che segue, ci fu un rigurgito di ottimismo che fu poi stroncato l’11 settembre 2001. Guerre, terrorismo, disastri ambientali, finiscono per ridimensionare molte speranze.
Ma proprio in un contesto come l’attuale bisogna trovare la forza per la speranza.
Non c’è molto spazio per l’ottimismo? Forse no, ma non ha il diritto di lamentarsi chi non fa in prima persona qualcosa. Come dire? C’è un problema rifiuti. E tu che fai? Perché non cerchi di produrne meno? Perché non cerchi di fare la raccolta differenziata?
Dall’ottimismo di fine Ottocento, nacque anche l’esperanto, che si proponeva – affiancandosi alle lingue materne – di risolvere il problema della comunicazione internazionale. L’esperanto non è stato adottato subito, come sembrava stesse per succedere, perché osteggiato da regimi dittatoriali e gruppi di potere economico. Ma un secolo è servito per sperimentare la lingua, per farne apprezzare la duttilità e la facilità, per creare una letteratura.
Oggi che i confini nazionali sono diventati sempre piú labili, l’esperanto acquista un’importanza sempre maggiore con le sue in qualche modo implicite idee di pace, di fratellanza universale, nel rispetto di ogni stato, indipendentemente dal potere economico e dalla potenzialità militare di cui dispone. E tutte le persone, indipendentemente dalla lingua materna, dalla condizione sociale, dalla cultura, dalle condizioni di partenza e da ogni altra caratteristica sono messe sullo stesso piano.
C’è un problema di comunicazione. E tu che fai? Si può fare una cosa molto semplice: dedicare qualche ora allo studio dell’esperanto, che ti ripagherà anche come gratificazione personale.
Amerigo Iannacone
Notte alla moviola

Passa come alla moviola la notte
scandita da mille piccoli rumori
conosciuti o sconosciuti
da mille pensieri pesanti e leggeri
da mille dolori che pesano
su spirito e corpo.

Un’ombra nemica la notte
di chi afflitto dall’insonnia
è trafitto, inesorabilmente,
da mille riflessioni...

Poi l’alba porta con sé
un urlo stridente di pneumatici
e migliaia di notizie in fila
che torturano il cuore umano
o quello che ne resta
e passa così il giorno, veloce...
seguito dal tramonto che annuncia
di nuovo
l’arrivo di un’altra
notte alla moviola.

Patrick Sammut
Malta

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