I 50 anni della Flacca in un volume della Provincia
Domani venerdì 13, alle ore 17.30, presso la ex chiesa di S. Maria Assunta in Cielo, a Sperlonga, il presidente della Provincia Armando Cusani presenterà il volume che ricorda i primi 50 anni della via Litoranea Flacca (La via Litoranea Flacca. 1958 - 2008, a cura di Pier Giacomo Sottoriva).
La strada, che ruppe per la prima volta l'isolamento in cui si trovavano le città di Sperlonga e di Gaeta, e che apriva alla fruizione anche le fasce litoranee dei Comuni di Fondi, Monte San Biagio e Itri, immettendo aree turisticamente di grande pregio sul mercato turistico, fu realizzata in pochi anni, insieme all'intero asse viario
Roma-Latina (Pontina), Latina-Terracina (Mediana) e Terracina-Gaeta alternativo all'antico percorso dell' Appia. Fu un'operazione che parti dalla iniziativa del Comune di Gaeta, che trovò nel sindaco Pasquale Corbo uno strenuo e battagliero promotore, e che vide impegnate tutte le forze politiche della Provincia (quasi tutti i progetti riportarono l'unanimità dei consensi nel Consiglio provinciale dell'epoca) in una grande sinergia. Il progetto venne poi finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno e affidato per la realizzazione all' Amministrazione provinciale. Il progetto venne firmato dal giovanissimo ingegnere Gastone Maresca, poco più che trentenne Ordinario della cattedra di Costruzioni stradali alla Sapienza di Roma: Maresca ebbe la sventura di essere investito ed ucciso alle porte di Latina dopo qualche anno, e la direzione dei lavori e alcune soluzioni progettuali furono, cosi, assunte dall'ingegnere Emo Bellante, che fu anche autore della scoperta del deposito archeologico della c.d. Grotta di Tiberio a Sperlonga. Con Bellante e Maresca collaboro l'ingegnere Giuseppe Carollo di Gaeta.
La nuova strada conseguiva una serie di risultati: abbreviava il percorso, liberava l'asse Roma-Napoli (poi completato al di là del Garigliano dalla SS Domitiana IV) dall’attraversamento di alcuni centri (Fondi e Itri, in particolare), e apriva al turismo paesaggi straordinari.
La storia di quella grande opera - oggi passata alla competenza dell' Astral, la società della Regione che gestisce un consistente numero di strade - è stata ricostruita da Pier Giacomo Sottoriva, che si è avvalso della mole documentaria della Provincia conservata presso l'Archivio di Stato di Latina, ma che ha anche potuto consultare altri documenti - scritti e fotografici - preziosi presso archivi privati, come quello della famiglia Bellante, del professor Corbo, del Centro storico culturale “Gaeta”, del Comune di Gaeta, e di altri.
Il racconto si svolge partendo dalla situazione del dopoguerra nel sud della provincia, l'indomani della fine della guerra e ripercorre documentalmente il cammino compiuto dal progetto, incluso il tratto della Mediana Latina Terracina, fino al finanziamento. Vengono poi rievocate la vicende relative ai diversi stralci appaltati, ed in particolare quelli tecnicamente più impegnativi, come il tratto da Sperlonga a Sant' Agostino di Gaeta, nel quale dovettero essere aperte quattro gallerie.
Una serie di episodi, in parte curiosi, in parte drammatici (come la morte di due operai nel tunnel dello Scarpone e al Malopasso) integrano la cronaca, che viene conclusa con la realizzazione del proseguimento della Fiacca attraverso la strada Litoranea fino a Formia. Per quest'ultimo tratto esplosero polemiche considerevoli, sia perché una consistente corrente di opinione era ostile all'attraversamento a mare, preferendo ad esso (fin da allora) una strada pedemontana, che avrebbe provocato minori dissesti urbani; sia perché non è mai stato onorato l'impegno che lo Stato si era assunto di creare un parco archeologico urbano a salvaguardia dei numerosi siti archeologici che la nuova Litoranea di Formia attraversò (villa Peschillo, villa Rubino, il muro di Nerva, le piscine portuali. ecc.).
La Flacca servì anche a riportare alla luce ed al godimento universale il sito archeologico di Sperlonga, e a far realizzare il Museo archeologico nazionale che ospita i reperti provenienti dalla “grotta” e dalla villa imperiale: questa parte del racconto è affidata all'allora Direttore archeologico professor Baldo Conticello e all'attuale dirigente, dottoressa Nicoletta Cassieri che, con una ricca documentazione, raccontano le vicende che investirono Sperlonga, Gaeta e Formia. Un ricco apparato fotografico d'epoca completa la documentazione.
La strada, che ruppe per la prima volta l'isolamento in cui si trovavano le città di Sperlonga e di Gaeta, e che apriva alla fruizione anche le fasce litoranee dei Comuni di Fondi, Monte San Biagio e Itri, immettendo aree turisticamente di grande pregio sul mercato turistico, fu realizzata in pochi anni, insieme all'intero asse viario
Roma-Latina (Pontina), Latina-Terracina (Mediana) e Terracina-Gaeta alternativo all'antico percorso dell' Appia. Fu un'operazione che parti dalla iniziativa del Comune di Gaeta, che trovò nel sindaco Pasquale Corbo uno strenuo e battagliero promotore, e che vide impegnate tutte le forze politiche della Provincia (quasi tutti i progetti riportarono l'unanimità dei consensi nel Consiglio provinciale dell'epoca) in una grande sinergia. Il progetto venne poi finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno e affidato per la realizzazione all' Amministrazione provinciale. Il progetto venne firmato dal giovanissimo ingegnere Gastone Maresca, poco più che trentenne Ordinario della cattedra di Costruzioni stradali alla Sapienza di Roma: Maresca ebbe la sventura di essere investito ed ucciso alle porte di Latina dopo qualche anno, e la direzione dei lavori e alcune soluzioni progettuali furono, cosi, assunte dall'ingegnere Emo Bellante, che fu anche autore della scoperta del deposito archeologico della c.d. Grotta di Tiberio a Sperlonga. Con Bellante e Maresca collaboro l'ingegnere Giuseppe Carollo di Gaeta.
La nuova strada conseguiva una serie di risultati: abbreviava il percorso, liberava l'asse Roma-Napoli (poi completato al di là del Garigliano dalla SS Domitiana IV) dall’attraversamento di alcuni centri (Fondi e Itri, in particolare), e apriva al turismo paesaggi straordinari.
La storia di quella grande opera - oggi passata alla competenza dell' Astral, la società della Regione che gestisce un consistente numero di strade - è stata ricostruita da Pier Giacomo Sottoriva, che si è avvalso della mole documentaria della Provincia conservata presso l'Archivio di Stato di Latina, ma che ha anche potuto consultare altri documenti - scritti e fotografici - preziosi presso archivi privati, come quello della famiglia Bellante, del professor Corbo, del Centro storico culturale “Gaeta”, del Comune di Gaeta, e di altri.
Il racconto si svolge partendo dalla situazione del dopoguerra nel sud della provincia, l'indomani della fine della guerra e ripercorre documentalmente il cammino compiuto dal progetto, incluso il tratto della Mediana Latina Terracina, fino al finanziamento. Vengono poi rievocate la vicende relative ai diversi stralci appaltati, ed in particolare quelli tecnicamente più impegnativi, come il tratto da Sperlonga a Sant' Agostino di Gaeta, nel quale dovettero essere aperte quattro gallerie.
Una serie di episodi, in parte curiosi, in parte drammatici (come la morte di due operai nel tunnel dello Scarpone e al Malopasso) integrano la cronaca, che viene conclusa con la realizzazione del proseguimento della Fiacca attraverso la strada Litoranea fino a Formia. Per quest'ultimo tratto esplosero polemiche considerevoli, sia perché una consistente corrente di opinione era ostile all'attraversamento a mare, preferendo ad esso (fin da allora) una strada pedemontana, che avrebbe provocato minori dissesti urbani; sia perché non è mai stato onorato l'impegno che lo Stato si era assunto di creare un parco archeologico urbano a salvaguardia dei numerosi siti archeologici che la nuova Litoranea di Formia attraversò (villa Peschillo, villa Rubino, il muro di Nerva, le piscine portuali. ecc.).
La Flacca servì anche a riportare alla luce ed al godimento universale il sito archeologico di Sperlonga, e a far realizzare il Museo archeologico nazionale che ospita i reperti provenienti dalla “grotta” e dalla villa imperiale: questa parte del racconto è affidata all'allora Direttore archeologico professor Baldo Conticello e all'attuale dirigente, dottoressa Nicoletta Cassieri che, con una ricca documentazione, raccontano le vicende che investirono Sperlonga, Gaeta e Formia. Un ricco apparato fotografico d'epoca completa la documentazione.
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