venerdì 1 agosto 2008

* Crisi di Montecompatri

MONTECOMPATRI:
NUOVA EMERGENZA OCCUPAZIONALE
NELLE CAVE DI BASALTO
in Loc.tà LAGHETTO

Dopo 12 mesi d’incontri promossi dal sindacato, con le aziende, l’amministrazione comunale di Montecompatri e la Regione Lazio, ad oggi nulla è cambiato. La crisi occupazionale dell’intero bacino è esplosa in tutta la sua gravità Le concessioni minerarie sono state sospese a tutte le aziende, nei prossimi giorni alcune le aziende saranno costrette ad aprire le procedure per gli ammortizzatori sociali per i propri dipendenti.Le aziende coinvolte occupano attualmente circa 80 operai ed impiegati del settore cavatori, ad esse sono collegate le attività di edilizia stradale che vede impegnare altri 250 dipendenti, attività che subirà oggettivamente le ripercussioni del mancato accordo, per la ripresa produttiva“Siamo esterrefatti della incapacità dei soggetti coinvolti, a ricercare e trovare una soluzione che tenga conto delle esigenze di tutti. Lavoratori, aziende e cittadini della frazione di Laghetto." Queste sono le dichiarazioni di Marco Carletti, segretario generale della FILLEA CGIL del comprensorio dei Castelli, e di Remo Vernile della FeNEAL UIL che così continuano: "Dopo 12 mesi di discussioni le posizioni sono oramai chiare. L’amministrazione comunale, che attualmente si trova in una posizione di forza, vuole dettare le proprie condizioni alle imprese di escavazione, nonostante una convenzione firmata tra le parti nel 2002. Alle aziende chiede un piano di ripristino ambientale per i primi 150 metri a ridosso della statale Casilina, oltre che un ripristino ambientale di ogni singola cava, pari almeno al 20%. Per l’amministrazione comunale le condizione minime, per iniziare una discussione seria sono la presentazione di un piano generale di recupero ambientale, l’ipotesi di ampliamento per la coltivazione delle stesse cave e una proposta unitaria di utilizzazione urbanistica dei terreni una volta conclusa la coltivazione.Le aziende sostengono di aver raggiunto le percentuali richieste di ripristino ambientale e comunque di non poter effettuare il necessario ripristino, perché l’amministrazione comunale non concede i necessari permessi. Nello stesso tempo le aziende, che hanno un atavica predisposizione a combattersi una contro l’altra, a livello legale, non riescono a trovare un accordo unitario.Di fronte ad uno scenario così desolante, chi ha il dovere di assumere decisioni utili a tutelare i propri interessi d’impresa e quelli della collettività, si nasconde dietro tatticismi inutili e dannosi per tutti, danneggiando in primis i lavoratori e le loro famiglie.A tutto questo il sindacato dice basta. Non siamo disponibili a continuare il gioco al massacro che imprese e amministrazione stanno mettendo in atto, con motivazioni che a Noi sfuggono. Ci sono tutte le condizioni, per salvaguardare i posti di lavoro e le legittime esigenze dei cittadini residenti nell’area delle cave".

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