venerdì 27 giugno 2008

* Venezia-cronisti in piazza

FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA ITALIANA
Unione Nazionale Cronisti Italiani


Sabato 28 mattina volantinaggio davanti al Tribunale e corteo fino a San Marco

CRONISTI IN PIAZZA A VENEZIA PER DIFENDERE L’INFORMAZIONE

Il ddl sulle intercettazioni impedisce ai cittadini di conoscere la realtà


Sabato a Venezia si svolgerà la prima manifestazione pubblica promossa dall’Unione Nazionale Cronisti Italiani, d’intesa con Fnsi e Ordine dei giornalisti, per difendere il diritto dei cittadini italiani ad essere informati sulle indagini giudiziarie che il disegno di legge del governo sulle intercettazioni vuole impedire per anni e anni. Dei 18 articoli del ddl solo il 17° riguarda veramente nuove norme sulla riservatezza dei dati. Tutti gli altri sono stati pensati per impedire ai giornalisti di scrivere.

La manifestazione inizierà alle 9 al mercato di Rialto di fronte al Tribunale dove saranno distribuiti volantini ai cittadini nei quali saranno spiegate le “trappole” disseminate nel disegno di legge del governo a causa delle quali i giornalisti non potranno più fornire alcuna notizia sulle inchieste della magistratura. Quindi un corteo raggiungerà Piazza San Marco con uno striscione che dice “Noi ai bavagli, sì al diritto d’informazione”.

L’ iniziativa è organizzata dal Gruppo Cronisti Veneti con il Sindacato dei giornalisti del Veneto, d’intesa con Ordine dei giornalisti del veneto, Unione Nazionale Cronisti e Fnsi.

I cronisti, come è stato convenuto con Fnsi e Ordine, stanno organizzando numerose iniziative, la prossima è in programma il 19 luglio a Milano e altre ancora a Forlì, Latina, Firenze, per rendere evidente come le norme che si vorrebbe approvare mirano a impedire il diritto a una corretta, tempestiva e compiuta informazione dei cittadini.

Le manifestazioni hanno l’obiettivo di far crescere la consapevolezza e la mobilitazione dell’opinione pubblica, della società civile, delle categorie professionali, per far emergere una grande protesta civile a sostegno della lotta dei giornalisti che, se le norme non dovessero essere cambiate, hanno deciso di ricorrere allo sciopero generale.

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