domenica 11 maggio 2008

* S. Felice: lettera aperta

Lettera aperta
Alle Istituzioni preposte
San Felice Circeo 10/05/2008

Ci permettiamo di ricordare alcuni problemi che più volte sono stati sollevati da Cittadini e da Turisti del nostro bel territorio, alcuni dei tanti e nell’ottica di molti neppure tra i più gravi.
Percorrendo “Il Sentiero Marcello Zei” che dal parcheggio auto porta alle famose grotte “Delle Capre” e “Del Fossellone” nella zona conosciuta come “quarto caldo” del promontorio del Circeo, si nota, all’inizio del percorso a sinistra che è stata asportata la targa dell’intitolazione del sentiero stesso dedicato allo scomparso prof. Zei. Scendendo per l’ombroso e in primavera estate profumato, dalle piante mediterranee, viottolo, godendo di una vista superba del mare, si raggiunge la biforcazione: a destra verso il Fossellone, a sinistra Le Capre. La Grotta del Fossellone, deve il suo nome alla grande apertura circolare dovuta al crollo di una parte della volta. Le prime ricerche in questa cavità, si rivelarono subito molto interessanti per la gran copia di strumenti litici e di fossili che conteneva, furono fatte da A.C. Blanc dal 1937 al 1940 con la partecipazione di studiosi stranieri di grande fama come H. Obermaier e H. Breuil.
Dopo la parentesi bellica, nel 1947, fu iniziato lo scavo vero e proprio a partire dai livelli superiori; nel 1952 e ‘53 i lavori proseguirono nei livelli inferiori per uno spessore di circa 14 metri, fino ad incontrare la spiaggia marina tirreniana. Agli scavi collaborarono numerosi studiosi e ricercatori fra cui ricordiamo L. Cardini, A.M. Radmilli, A. Segre, V. Chiappella, E. Tongiorgi, P. Barocelli, F. Settepassi.Fu così possibile ricostruire l’interessante storia del riempimento della grotta del Fossellone che iniziò con il più antico rappresentato dalla spiaggia tirreniana, il sedimento marino depositatosi nell’ultimo Interglaciale(130.000-120.000 anni fa), quando il mare invadeva la grotta.
Sopra la spiaggia fossile si sovrappone un potente deposito continentale, caratterizzato da una sequenza archeologica che va dal Paleolitico medio (l’epoca dell’Uomo di Neandertal) alla fine del Paleolitico superiore (caratterizzato dalla presenza dell’Homo Sapiens), Durante gli scavi effettuati negli anni ’50, alla base dei livelli contenenti industria del Paleolitico medio fu rinvenuto un frammento di mandibola neandertaliana appartenuta ad un bambino di circa 10 anni. Forse il cranio di quel bambino neandertaliano oggi è dimenticato in qualche cantina privata italiana o all’estero.
I manufatti litici furono ricavati su piccoli ciottoli silicei sfruttando una particolare tecnica di lavorazione e acquistando così una particolare fisionomia. Per questi motivi Blanc ritenne di proporre il nome di “Circeiano”.Da ormai molti anni i cacciatori di souvenir imperversano al Fossellone asportando di tutto, effettuando indisturbati scavi. Questi veri e propri furti arricchiscono di ricordini i malfattori impedendo agli specialisti del settore una ancora più attenta ricostruzione delle varie fasi della frequentazione della cavità. In questa situazione vanno per sempre perduti frammenti del quel difficile mosaico che gli studiosi cercano di comporre per ricostruire la nostra preistoria. E qui l’annosa domanda, potrebbe essere una soluzione impedire o regolamentare l’accesso da terra alla grotta del Fossellone? Torniamo alla biforcazione e prendiamo il sentiero verso sinistra, verso la Grotta delle Capre. Sul viottolo si notano numerosi sassi di varia grandezza che recentemente, ma da anni, staccatisi dalla parete soprastante sono incredibilmente rotolati verso il basso, sarà la gravità? Il fato benigno ha fatto sì che non si hanno notizie di incidenti, ma è forse giunto il momento di non continuare a sfidare la fortuna, non sarebbe meglio mettere in sicurezza il sentiero? Arriviamo alla Grotta delle Capre: una tra le più conosciute al Circeo ed uno dei più significativi luoghi d’interesse preistorico dell’area pontina. La cavità, presenta sulle pareti, lungo tutto il perimetro interno a circa 8 metri sull’attuale livello del mare, uno stupendo solco fossile di battigia, interessato da perforazioni di molluschi litodomi. Non vi è dubbio che si tratta della testimonianza di un antico livello marino correlabile ad un mare caldo interglaciale, più alto dell’attuale. L’ingresso alla grande cavità è difeso da una pericolante e rugginosa cancellata che risale a tanti anni fa, la sua funzione era quella di impedire a quasi tutti l’accesso, infatti, anche questa grotta da sempre devastata da rotture di stalattiti e stalagmiti, scavi abusivi, spazzatura e escrementi umani, dipinta di azzurro per girarvi un film, affumicata dai fuochi accesi per renderla suggestiva anche la notte o per semplicemente cucinare prelibatezze, subiva da tempo la stupidità umana. Nella cancellata un cancellino chiuso da lucchetto che permetteva ai soli possessori della chiave l’ingresso, il lucchetto era segato e sostituito con una costanza forse degna di migliori attività sin tanto che prevalse, per stanchezza, l’opinione del libero accesso. Oggi ci resta solo l’antiestetica e rugginosa e pericolante cancellata. Che fare? Restaurare o sostituire la cancellata ripristinando il simpatico gioco del lucchetto segato o asportare completamente la bruttura rimasta? Piccoli interventi ma grandi decisioni da prendere, che potremmo sintetizzare con un po’ di retorica con unico quesito: Tutto chiuso o tutto fruibile, con le note conseguenze? Ci sarebbe anche una terza via tutto chiuso ma fruibile in modo controllato. Questa Fondazione si mette a completa disposizione di qualsiasi Istituzione possa aver bisogno di ulteriori informazioni, delucidazioni, approfondimenti.
Fondazione Marcello Zei

Foto e approfondimenti sul sito www.fondazionemarcellozei.com

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