martedì 8 luglio 2008

* Nota Partito Socialista

LA PROVINCIA DI LATINA E L’EMERGENZA
DELLE NUOVE CENTRALI ELETTRICHE

In Italia il problema del fabbisogno energetico nazionale continua ad assillare gli esperti del settore che sono intenti ad elaborare piani di ristrutturazione del sistema produttivo oltre che a campagne di sensibilizzazione per il risparmio dell’energia elettrica. Non è esente da questo tentativo di razionalizzazione la regione Lazio e al suo interno la provincia di Latina viene spesso indicata come possibile sede di nuove strutture produttrici di corrente. Allo stesso tempo però, dai dati ufficiali, spicca come proprio la provincia di Latina e la regione Lazio, in fatto di energia prodotta e consumata, sia più che autosufficiente a se stessa. Di qui la considerazione del Partito Socialista il cui segretario provinciale Lidano Lucidi esterna: “Leggendo i quotidiani sembra che la provincia di Latina debba sostenere l’intera produzione energetica nazionale. Dalla centrale nucleare, alle turbogas, passando dal termovalorizzatore è un continuo annuncio. Sia ben chiaro che il Partito Socialista non è il partito del No a prescindere, in quanto la nostra cultura riformista è incompatibile con tale assunto; però ci chiediamo come si possa procedere in questo modo, non solo senza un minimo di coordinamento tra le istituzioni e i cittadini, ma non tenendo conto quello che questo territorio ha già dato e continua a dare. Non possiamo essere considerati l’appendice energetica nazionale, anche in questo caso a vincere è una visione romanocentrica delle cose. I cittadini devono sapere, le istituzioni devono coordinare i loro interventi. Potremmo trovarci nella seguente situazione: centrale nucleare di Borgo Sabotino, un termovalorizzatore, due centrali turbogas (Aprilia e Pontinia), e forse altro, il tutto concentrato in pochissimi chilometri quadrati. Si pone o no un problema di impatto ambientale? Si pone o no un problema di coordinamento degli interventi? Se noi dovessimo ospitare tutto ciò, qual è il beneficio che i cittadini otterranno in cambio? E gli altri territori come contribuiranno alla politica energetica nazionale? A queste domande occorre dare una risposta chiara”. Continua infatti lo stesso Lucidi: “Ci chiediamo quali sono gli indirizzi energetici nazionali, e perché si debba puntare su centrali per la produzione di energia elettrica incentrate su combustibili fossili. Con il prezzo del petrolio che si avvicina a grandi falcate a 150 dollari al barile, con una bolletta energetica che le famiglie e le imprese devono sostenere sempre più cara, con l’aumento impetuoso della domanda dei paesi in via di sviluppo, emerge chiaramente la necessità di differenziare la produzione di energia, anche perché questo quadro non sembra essere destinato a cambiare, al più ad aggravarsi. La gravissima crisi energetica dovrebbe fa capire che non si procedere con il furore del Si o del No a prescindere a seconda di chi governa al momento, non è con gli opposti estremismi che si risolvono i problemi. Noi socialisti infine chiediamo con forza che si prenda coscienza di ciò che un territorio ha dato e continua a dare”.

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